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  • Prod. 2024

Recital ponchielliano per pianoforte e voce narrante Massimiliano Pegorini, voce

Ester Fusar Poli, pianoforte

Il recital ponchielliano “Che alla tua man mi lega” intreccia le composizioni per pianoforte del periodo della maturità artistica di Ponchielli, tra gli anni ’60 e ’80 dell’Ottocento, con le sue lettere dalla scrittura schietta e diretta: ne emergono i travagli interiori, i contrasti con gli impresari, alcuni suoi legami professionali e personali, i pensieri, le preoccupazioni di un musicista severo con i suoi collaboratori, severissimo con se stesso, l’ansia per la messa in scena delle opere, i presagi sulla sua morte affiorano nel recital attraverso un dialogo interiore tra le parole di Ponchielli, interpretate dall’attore Massimiliano Pegorini, e la pianista Ester Fusar Poli, che sembra immersa nello studio dei suoi brani pianistici.

Il Recital è nato in occasione della pubblicazione del cd Ponchielli piano music, inciso dalla pianista Ester Fusar Poli presso il Teatro Ponchielli di Cremona in collaborazione con il M° Roberto Prosseda e con la supervisione musicologica del prof.Pietro Zappalà, docente presso il Dipartimento

di Musicologia di Cremona, membro del Centro Studi e massimo esperto di Ponchielli. Al cd, uscito nell’agosto 2023 per la casa discografica internazionale Brillant Classics, hanno partecipato importanti enti musicali: Fondazione Stauffer, Cremona Musica, Fondazione Teatro Ponchielli, Comune di Cremona, Centro Studi Ponchielli.

NOTE DI SALA

La figura di Amilcare Ponchielli (1834-1886) è per il pubblico contemporaneo tra le più note e rappresentative della musica italiana della seconda metà dell’Ottocento. Eppure durante tutta la sua carriera il compositore cremonese dovette sempre faticosamente lottare per ottenere quella tardiva fama arrivata soltanto a partire dal 1872, a 38 anni, con il rifacimento milanese dei suoi Promessi sposi. Tuttavia, in qualche modo, la posizione raggiunta da Ponchielli non si svincolò mai da una forma di subalternità rispetto a Verdi, che era di lui più anziano e più autorevole, e che gli fu anche più longevo. La sua attività musicale si sviluppò in quell’epoca di trasformazione del gusto popolare e accademico che avrebbe portato alle ultime grandi espressioni dell’arte operistica nel genere verista, col risultato che Ponchielli si trovò schiacciato tra Verdi, da un lato, e i suoi propri allievi Mascagni e Puccini, dall’altro lato (nel 1881 assunse infatti la cattedra di composizione a Milano).
Amilcare Ponchielli, però, non fu solo operista e si può forse dire che buona parte del merito della sua fortuna teatrale sia dovuto a quella versatilità di scrittura che aveva dovuto apprendere sul campo quando ancora gli onori del palcoscenico gli venivano preclusi, nel lungo lavoro di gavetta che lo aveva allenato a confezionare con raffinatezza anche prodotti musicali meno nobili. Non è un caso che uno dei pezzi più famosi del suo catalogo, allora come oggi, sia la Danza delle Ore dalla Gioconda: un suggestivo ma faceto episodio di danza – una mascherata – all’interno di un tragico grand opéra all’italiana. Bisogna infatti ricordare che nel periodo della sua vita in cui lavorò a Cremona (tra 1854 e 1874, con la parentesi di Piacenza dal 1861 al 1864) Ponchielli era stato impegnato nella trascrizione e nell’arrangiamento di pezzi bandistici, nella composizione di balli teatrali e di musiche di consumo, tra cui vanno considerati anche alcuni pezzi per pianoforte solo. La sezione pianistica del catalogo di Ponchielli conta poco più di trenta composizioni (circa quaranta con quelle a quattro mani) e rispecchia le tendenze del gusto musicale italiano di fine Ottocento: i generi maggiormente presenti sono così le danze, i pezzi brevi e alcuni pezzi più estesi di ispirazione romantica come elegie, notturni, romanze, melodie. Soprattutto in questi ultimi è chiaramente percepibile un’intenzione espressiva di natura vocale, a volte sottolineata da formule gestuali tipiche dell’aria cantabile, come la fermata o il respiro nella risoluzione di cadenze, punto in cui era previsto che si innestasse, secondo
una prassi desueta, l’improvvisazione del
cantante solista.
Si sbaglierebbe tuttavia a pensare che la derivazione belcantistica e il carattere schiettamente italiano di queste composizioni
le renda degli esemplari marginali e atipici nel contesto più ampio del pianismo europeo, soprattutto a confronto con le tendenze strumentali dominanti di scuola francese e tedesca. Tra le musiche per pianoforte di Ponchielli, le più malinconiche ed espressive colpiscono l’ascoltatore contemporaneo per l’eleganza e la proprietà della scrittura pianistica che, in una sorta di mimetismo stilistico, attinge discretamente dalla migliore tradizione europea. Di quando in quando può sembrare di riconoscere un’eco distinta delle romanze senza parole di Mendelssohn, come

nell’Elegia Add9; altre volte, un passaggio agitato da arpeggi di settime diminuite, nel Notturno, pare uscito da un’invenzione listziana; abbellimenti di sapore chopiniano impreziosiscono Il primo affetto, T’amerò sempre e le altre Elegie, con volatine, gruppetti, trilli, cadenze di grande lirismo e impegno performativo. I brani selezionati per questo Recital forniscono un esempio della varietà di registro e di contesto a cui l’inventiva ponchielliana seppe adattarsi, come nel caso di alcune simpatiche musiche di danza. Composizioni come la mazurka Amicizia op. 95, il galop Tutti ebbri, e le polke La staffetta di Gambolò e Saltellina (anche detta Saltarella) sono state concepite chiaramente per il ballo di coppia e sono costituite da regolari sequenze ritornellate con melodie animate da una trainante carica ritmica. Se il concitato galop è una divertente testimonianza della «gaîté milanaise», vicinissimo per carattere al cancan d’oltralpe, la gavotta si rifà al modello della danza settecentesca con un tono decisamente garbato e lezioso ma non privo di finezza, soprattutto nei passaggi imitativi del Trio. Il loro impegno performativo e la portata artistica potranno forse suscitare diffidenza nell’ascoltatore contemporaneo, eppure il loro interesse risiede proprio nel valore di musica quotidiana e aiuta a smentire una diffusa idealizzazione storica che vorrebbe la musica ottocentesca tutta “classica”. Alcuni di questi brani (come il galop Tutti ebbri e la polka La staffetta di Gambolò) nascono infatti come offerte musicali per quelle serate danzanti di beneficienza così tipiche dell’Ottocento nostrano in cui la socialità urbana più spensierata dava sfoggio di sé.

[dal booklet del CD Ponchielli Piano Music – Gabriele Galleggiante Crisafulli]

Ester Fusar Poli

Diplomata brillantemente in pianoforte presso il Conservatorio di Cremona, ha proseguito gli studi presso il Conservatorio di Piacenza: accompagnatrice al pianoforte delle classi strumentali e vocali come borsista durante tutto il percorso accademico, ha conseguito con il massimo dei voti i Diplomi di II livello in Pianoforte e in Musica Vocale da Camera.

Il suo percorso di perfezionamento continua con i concertisti Irene Veneziano e Roberto Prosseda e frequentando masterclass con maestri di fama internazionale.

Parallelamente al percorso musicale, ha coltivato con passione gli studi umanistici, laureandosi in Scienze dell’Educazione con lode, con una tesi sperimentale sulla Pedagogia musicale; si è diplomata inoltre con il massimo dei voti presso la Scuola Quadriennale di Musicoterapia di Assisi. Ha poi conseguito a pieni voti il Diploma accademico di II livello ad Indirizzo Didattico A077 e la relativa abilitazione (TFA) per l’insegnamento strumentale presso l’ISSM di Modena.

Molto interessata ad indagare il potere formativo ed educativo della musica, ha frequentato diversi corsi sui metodi storici della pedagogia musicale, sperimentati poi in ambito didattico a vari livelli: dal 2005 al 2020 in qualità di docente di Propedeutica musicale presso l’ISSM di Cremona e in vari ordini di scuole; come formatrice musicale in diversi contesti riabilitativi e socio-educativi; incaricata a tenere il laboratorio “Elementi di Musica” dall’Università degli studi di Bergamo. Il suo articolo “À la mànière de… Debussy: per un percorso didattico dall’ascolto alla produzione musicale” è stato selezionato e pubblicato nel 2016 dalla rivista specializzata Musica Domani.

Nello stesso anno è risultata ai primi posti tra i vincitori dei concorsi nazionali a cattedre per titoli ed esami per l’insegnamento di pianoforte nelle scuole secondarie; pertanto dal 2017 è docente di ruolo presso il Liceo Musicale “A. Stradivari” di Cremona.

Attiva in ambito musicale, ha avuto occasione di esibirsi sia come solista che in formazioni da camera, prediligendo il repertorio liederistico, e, dal 2013 al 2020, svolgendo l’attività di accompagnatrice al pianoforte, a seguito di selezioni pubbliche per titoli ed esami, presso il Conservatorio di Brescia e il Conservatorio di Parma.

Nella sua attività musicale e scolastica è impegnata nel coniugare temi di interesse civile con l’espressione artistica; è co-ideatrice del progetto, tra gli altri, “Il suono della memoria”, una performance musicale-teatrale che affronta le tematiche dell’Olocausto narrando esperienze di Resistenza grazie alla musica.

A seguito di un proficuo percorso di ricerca e confronto con il Centro studi Amilcare Ponchielli, il Dipartimento di Musicologia di Cremona e il pianista e producer Roberto Prosseda, nel 2021 ha inciso per la casa discografica Brilliant Classic il repertorio pianistico di Amilcare Ponchielli,

registrato presso il Teatro di Cremona a lui dedicato, e inaugurato con un concerto presso lo stesso Teatro nel settembre 2023 all’interno della rassegna “Casa Ponchielli”.

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